Piatti toscani da gustare almeno una volta nella vita!

LAMPREDOTTO

Il Lampredotto è un piatto della cucina Fiorentina a base di una delle quattro sezioni dello stomaco dei bovini, è un tipico piatto povero è il più comune cibo di strada fiorentino.

I popolani non potevano permetterselo, quando dovevano far fronte alla fame consumavano i prodotti di scarto delle carni trattate dai macelli che venivano venduti bolliti a buon mercato lungo le sponde dell’Arno.

Il top per i fiorentini è mangiarlo messo all’interno di un panino imbevuto nel brodo di cottura dopo averla leggermente tagliata a coltello e condita con salsa verde e salsa piccante.

Per il fiorentino non è solo un piatto tipico, ma una vera e propria istituzione, tutt’oggi molto diffusa nel capoluogo toscano grazie alla presenza di numerosi chioschi dei cosiddetti lampredottai.

RIBOLLITA

La ribollita, detto anche il  piatto del venerdì, è una delle più famose zuppe di pane e verdura della tradizione contadina Toscana. 

Le origini di questa pietanza risalgono al medioevo quando i nobili  erano soliti a  consumare le loro pietanze dentro dei pani.

Una volta terminato il pranzo, il pane avanzando veniva dato ai servi che per sfamarsi univano le loro povere verdure, soprattutto verze, cavolo nero e fagioli che dopo aver fatto bollire tutto insieme ottenevo una zuppa sostanziosa e saporita.

Un piatto povero tipico della cucina Fiorentina e non solo, la si può gustare in quasi tutte le trattorie tipiche toscane, in allegra compagnia e ovviamente accompagnata da un buon bicchiere di vino.

PANZANELLA

La Panzanella, il cosiddetto “pallavato”, sembra essere già presente nelle citazioni del Boccaccio del quattordicesimo secolo. Si tratta di un piatto umile nato dal recupero del pane raffermo.

Si pensa che la panzanella sia nata a bordo delle barche da pesca. Pare infatti che i marinai utilizzassero l’acqua di mare per bagnare il pane raffermo e che poi lo consumassero insieme a verdure e ortaggi.

Sembra che il nome derivi dai termini “pane” e “zanella”, ovvero zuppiera.

Dall’altro lato è forse il termine panzana, che originariamente significava mappa, ad aver dato vita al nome del piatto. Ingredienti semplici e della tradizione nelle campagne toscane.

Piatto delizioso da gustare tutti insieme intorno ad un tavolo.

PAPPA AL POMODORO

La pappa al pomodoro è forse uno dei piatti più tradizionali della cucina Toscana.

Ricetta resa celebre prima dal Giornalino di Gian Burrasca e successivamente da Rita Pavone che nel 1965 canta “viva la pappa col pomodoro” rendendola famosa non solo in Italia. 

Si tratta di una ricetta contadina gustosa ed economica, perfetta per riciclare il pane raffermo.

Per fare una buona pappa al pomodoro serve il pane casalingo toscano, del pomodoro dolce del basilico profumatissimo e olio buono.

Questo è uno dei tanti piatti tipici toscani che fu molto comune nei periodi di guerra.

Non a caso è considerato un piatto povero in quanto gli ingredienti principali sono facilmente reperibili e hanno un basso costo.

CROSTINO TOSCANO

Il crostino toscano  è un patè a base di fegatini di pollo. La sua preparazione prevede l’utilizzo delle parti povere del pollo come il fegato. Un tempo il crostino Toscano era preparato due o tre volte al mese con un pane duro, per questo motivo i crostini erano intinti nel brodo o nel vin santo prima di essere consumati e ancora oggi qualcuno osserva questa usanza. 

I crostini toscani, sono una ricetta popolare tipica di tutta la Toscana, usata quasi esclusivamente per l’antipasto.

L’origine del crostino toscano è molto antica si pensa risalga addirittura all’epoca degli antichi romani.

Il crostino divenne così popolare che nobili in visita in Italia da altri paesi, portarono la tradizione toscana a casa propria, nelle corti europee che adottarono l’usanza di servire all’entrée prima dei pasti.

ACQUACOTTA

L’acquacotta è un piatto tipico della cucina e della bassa Maremma, quindi sia della Maremma Grossetana che della Tuscia Viterbese e del Casentino.

Deriva dal pranzo tipico dei butteri quando si trovavano in aperta campagna, a seguito delle mandrie.

L’antica minestra della tradizione Toscana parla di contadini, carbonai, pastori e spaccalegna della Maremma, in un tempo in cui la fame faceva aguzzare l’ingegno e le minestre erano l’unico pasto che ci si poteva permettere dopo le fatiche del lavoro.

Un piatto di fortuna che si arricchiva con quello di cui si disponeva e che la stagione offriva: pomodori, sedano, cipolle, erbette selvatiche, formaggi locali per insaporire e poi un bel luogo per dare sostanza, qualche fetta di pane raffermo tostato completa il piatto rendendolo ancora più ricco. 

Ingredienti poveri spesso avanzati dai pasti precedenti e come ogni zuppa Toscana non esiste un’unica ricetta ma varia con il variare della zona anche all’interno della stessa Maremma.

SBURRITA DI BACCALA’

Con termine sburrita si intende una zuppa di pesce, in questo caso il baccalà, aromatizzata con erbe o verdure locali accompagnata, essendo una zuppa, con dei crostoni di pane tostato magari agliato.

È un piatto tipico dell’isola d’Elba che se ben fatta e veramente gustosa.

La sburrita di baccalà era il pasto che i minatori della zona mineraria, la zona più povera del territorio elbano, si portavano sul luogo di lavoro per la pausa pranzo.

La tenera carne di baccalà che prende il sapore delicato dell’aglio e della nepitella, erba spontanea che si trova sui cigli delle strade, viene così cucinata sia nelle case elbane che nei migliori ristoranti di tutta la Toscana.

E come dice il detto locale “sburrita e la fava è già finita” 

FRITTATA TRIPPATA

La frittatina in trippa o frittata trippata è un piatto caldo della tradizione culinaria Toscana di poco costo senza grandi pretese ma infinitamente buono soprattutto se accompagnata con il pane fresco cotto a legna.

Si chiama frittata trippata perché a Firenze un umido terminato con il parmigiano grattugiato si definisce trippata, proprio come la trippa alla Fiorentina.

E’ fatta con ingredienti semplici come uova, pomodori freschi, cipolla, sedano e prezzemolo e naturalmente del pecorino senese o  parmigiano.

TRIPPA ALLA FIORENTINA

La Trippa alla Fiorentina è un secondo piatto tipico della cucina di Firenze, deriva dal sistema digerente delle mucche, piatto molto gustoso nonostante gli ingredienti poveri.

Una pietanza a base di frattaglie ottima da preparare come secondo piatto o per una cena gustosa e nutriente.

Nella storia si narra che l’origine della trippa e di porta San Frediano, quartiere storico e noto per la sua lavorazione.

Nelle strade di questa zona c’erano dei grandi locali con grandi caldaie a legna dove venivano gettate le trippe a bollire, una volta bollite venivano appese con dei ganci e ripulite.

Le trippe così preparate venivano vendute ai famosi trippai che un tempo passavano per le vie di Firenze tirando in loro variopinto carretto di legno dove vi era la pentolone con la trippa.

Essendo un piatto povero, come tutte le frattaglie, si può quindi di consumare con poca spesa. Si capisce quindi facilmente perché i banchetti del trippaio siano una vera e propria Istituzione a Firenze.

CACIUCCO

E’ una zuppa gustosa che sarebbe stata inventata da un guardiano del fanale, il faro del porto di Livorno.

Il fatto è che un élitro della Repubblica Fiorentina proibiva di friggere il pesce perché l’olio, che a quei tempi scarseggiava, doveva essere usato per fornire la luce al faro e allora ecco qui il cacciucco che di olio ne vuole proprio poco.

L’ipotesi più giusta, per alcuni, è quella secondo la quale i pescatori al ritorno dalla pesca, dopo aver venduto il loro pesce, preparavano un piatto con ciò che restava. Il cacciucco sarebbe stato adottato anche dei forzati condannati a remare sulle galere del Granduca.

È una zuppa a base di pesce famosa a Livorno, ma anche a Viareggio

Si fa con diversi tipi di pesce e poi molluschi e crostacei. Rossi scorfani, le seppie, ma anche cicale, volpi, insomma tutto quel pesce che viene definito povero.

Si cucina in tempi diversi perché ognuno ha il suo tempo in cottura, a cui viene aggiunta salsa di pomodoro e poi versato su fette di pane abbrustolito messe sul fondo del piatto. 

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