COSA S’INTENDE CON IL TERMINE BIODIVERSITA’?
Il termine “biodiversità”, o diversità biologica, è un neologismo utilizzato per tradurre la parola inglese “biodiversity”, coniata dall’evoluzionista O. Wilson; definisce la ricchezza di vita sulla Terra, la varietà degli organismi viventi e dei sistemi ambientali in cui tali organismi vivono. Da oltre tre miliardi di anni, errori nella duplicazione del DNA si sono succeduti dando vita ad un numero sorprendente di organismi viventi che popolano il nostro pianeta.
L’incalzante alternarsi di Evoluzione e Selezione naturale costituisce il meccanismo attraverso cui la vita riesce ad adattarsi al variare delle condizioni sulla Terra. La biodiversità, dunque, rappresenta “l’inesauribile serbatoio da cui attinge l’Evoluzione per permettere il perpetuarsi della vita”. L’uomo è un fattore ambientale che fa parte della natura, con i suoi caratteri biologici, psicologici, genetici, le sue necessità alimentari o sessuali, il suo peso demografico; è però anche un fattore attivo che agisce sul suo ambiente, sfruttandolo, modellandolo e dominandolo.
Inizialmente l’uomo, da raccoglitore e cacciatore poco attrezzato e poco numeroso, si approcciava alla natura spontaneamente, sfruttando dolcemente un contesto ambientale all’interno del quale i cambiamenti avvenivano gradualmente. Lentamente però ha fatto capolino un’idea conquistatrice che si è espressa nell’addomesticamento delle piante e degli animali, nell’attacco diretto della foresta, nei rapidi cambiamenti che hanno portato alla creazione del paesaggio attuale (fondamentalmente urbano), nelle continue rivoluzioni agricole ed industriali, fino al raggiungimento dell’obiettivo finale: il dominio della Natura.
ESTINZIONE DELLE SPECIE
In natura la scomparsa di una specie è un fenomeno normale, parimenti alla nascita di un organismo o alla creazione di una nuova specie: di fatto nessuna specie è in grado di vivere per un tempo indefinitamente lungo. La forte pressione esercitata dalle attività umane ha però spinto a ritmi serrati l’estinzione delle specie, tanto che i processi naturali non riescono a creare le condizioni per il riempimento delle nicchie rimaste vuote; questo può comportare gravi ripercussioni sull’efficienza della catena alimentare, dunque sul flusso di nutrienti. Purtroppo, soprattutto negli ultimi anni, stiamo assistendo a vere e proprie estinzioni di massa, eventi durante i quali un grande numero di esseri viventi si estingue in un tempo (geologico) breve; ciò si riflette sull’incapacità di evolvere in qualcosa di diverso e in una perdita del preziosissimo patrimonio genetico.
VANTAGGI DELLA BIODIVERSITA’
La Biodiversità riveste un ruolo integrante nei processi dell’ecosistema; più un ecosistema è diversificato, più è resistente agli stress ambientali e più è in grado di fornire servizi fondamentali per il benessere dell’uomo, quali quelli di:
- approvvigionamento di cibo, fibre, acqua;
- regolazione del clima, delle alluvioni, della siccità;
- sostegno (necessari per la produzione di altri servizi, quali la fotosintesi, il riciclo di nutrienti . . . );
- culturali (ricreativi, di appagamento estetico, turismo).
Come riportato anche nel sito dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA):“La biodiversità rafforza la produttività di un qualsiasi ecosistema (di un suolo agricolo, di una foresta, di un lago, e via dicendo). Infatti è stato dimostrato che la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, come inondazioni o tempeste tropicali, diminuisce il livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali. Ciascuna specie, poco importa se piccola o grande, riveste e svolge un ruolo specifico nell’ecosistema in cui vive e proprio in virtù del suo ruolo aiuta l’ecosistema a mantenere i suoi equilibri vitali”.
La biodiversità di un ecosistema, infine, svolge anche un ruolo etico in quanto riflette quelle che sono le nostre relazioni con gli altri esseri viventi; a questo proposito gli uomini dovrebbero assumere un atteggiamento di maggiore rispetto verso le altre forme di vita, quantomeno senza provocare volontariamente la loro estinzione.
LA CRISI DELLA BIODIVERSITA’
Crescita della popolazione umana, sviluppo industriale, estensione della rete dei trasporti e industrializzazione dell’agricoltura, sono stati fattori chiave nel rimodellamento dell’ambiente naturale. Nell’ultimo secolo i maggiori cambiamenti nell’uso del suolo hanno riguardato l’aumento delle superfici destinate all’agricoltura e all’allevamento, lo sviluppo delle aree urbane e commerciali, il massiccio disboscamento, l’ampliamento delle reti stradali, la cementificazione dell’alveo dei fiumi, lo sfruttamento dei giacimenti del sottosuolo. Queste trasformazioni hanno profondamente modificato gli ambienti naturali, innescando processi di degradazione, frammentazione e infine di perdita degli habitat, che a loro volta hanno determinato un progressivo impoverimento di diversità biologica. Molti oggi sono gli habitat degradati che vanno incontro ad un graduale deterioramento delle proprie qualità, con conseguente declino delle specie in esso presenti; si viene a creare una trappola biologica verso cui gli individui sono attratti, ma in cui non riescono a raggiungere elevate densità di popolazione o addirittura a riprodursi.
MODIFICAZIONE DEL PAESAGGIO E PERDITA DI HABITAT
Modificazione del paesaggio e frammentazione degli habitat costituiscono delle severe minacce per la biodiversità mondiale, influenzando tutti i gruppi tassonomici, dagli uccelli ai mammiferi, dai rettili agli anfibi, dagli invertebrati alle piante. La frammentazione consiste nella suddivisione di un territorio in unità più piccole, parzialmente connesse o totalmente isolate; ciò fa sì che gli habitat adatti ad una specie risultino distribuiti sul territorio a “macchia di leopardo”.La conseguenza principale della frammentazione degli habitat naturali è la suddivisione della popolazione di una determinata specie, originariamente distribuita su tutto il territorio, in sottopopolazioni in scarso contatto tra di loro ed estremamente più vulnerabili. A basse densità di popolazione, difatti, il tasso di mortalità può essere più elevato rispetto a quello di natalità, per difficoltà di accoppiamento e per una maggiore esposizione alla predazione (“effetto Allee”). Un altro problema che potrebbe verificarsi è quello riconducibile all’accoppiamento tra individui tra di loro imparentati, con conseguente deterioramento genetico della popolazione e quindi diminuzione di sopravvivenza e fertilità (“inbreeding”). Infine, se una popolazione è circoscritta in un’area limitata, è molto probabile che un singolo evento sfavorevole possa colpirla nella sua totalità e causarne la scomparsa improvvisa; si potrebbe dunque assistere ad una maggiore influenza di “eventi casuali sfavorevoli” (stocasticità demografica).
La frammentazione talvolta può sfociare in un isolamento vero e proprio dell’habitat, compromettendo in tal modo gravemente la possibilità di movimento delle specie; inoltre, può pregiudicare i trasferimenti delle specie su larga scala, come le migrazioni stagionali. La perdita e la frammentazione degli habitat, difatti, rende difficile per le specie migratrici trovare posti dove riposare e nutrirsi lungo le loro rotte migratorie.
PIANI D’AZIONE A TUTELA DELLA BIODIVERSITA’
Nel Settembre 2020 si è tenuto il vertice delle Nazioni Unite sulla perdita di biodiversità e tra gli impegni assunti dagli Stati rientra quello di porre la biodiversità, il clima e l’ambiente nel suo complesso al centro delle strategie e degli investimenti volti a risanare l’attuale crisi sanitaria ed economica, al fine di contribuire direttamente alla «ripresa di società migliori e alla realizzazione di società sostenibili». A Febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per un nuovo piano di azione, chiedendo misure aggiuntive per lo sviluppo di un’economia a zero emissioni di carbonio, che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050.
Nello specifico, con il termine “economia circolare” si fa riferimento ad un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo è possibile estendere il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta terminata la loro funzione, infatti, i materiali di cui sono composti vengono reintrodotti, laddove fattibile, nel ciclo economico; in questo modo è possibile riutilizzarli continuamente all’interno del ciclo produttivo, generando ulteriore valore. L’obiettivo finale che l’Europa si è posta è quello di ottenere la “neutralità carbonica”, ovvero un equilibrio tra emissioni dei gas serra e assorbimento di carbonio.
E proprio in questi giorni a Montréal, in Canada, si sta tenendo la 15esima Conferenza delle Nazioni Unite dedicata alla biodiversità (COP 15). Iniziata il giorno Mercoledì 7 Dicembre, vedrà impegnati, fino al 19 dicembre, i governi di 196 Paesi e le organizzazioni regionali di tutto il mondo, che fanno parte della “Convenzione Onu sulla biodiversità” (firmata a Rio nel 1992 e in vigore dal 1993); l’obiettivo è quello di concordare una serie di nuovi obiettivi, da qui al 2030, per la tutela di ambiente, animali e vegetali.
Durante la Conferenza, il Segretario Generale dell’Onu, António Guterres, si è espresso in questo modo:
“Abbiamo bisogno che i governi sviluppino piani d’azione nazionali ambiziosi che proteggano e preservino i nostri doni naturali e mettano il nostro pianeta sulla via della guarigione. Abbiamo bisogno che le imprese e gli investitori mettano la protezione dell’ambiente al primo posto nei loro business plan e investano in metodi di produzione ed estrazione sostenibili delle loro catene di approvvigionamento. E abbiamo bisogno di un notevole passo avanti nell’azione per il clima”.
IN CONCLUSIONE
La protezione della biodiversità e dei servizi ecosistemici deve diventare una responsabilità condivisa, che abbracci tutti i settori produttivi, dal turismo all’agricoltura, dall’energia ai trasporti, dall’industria all’edilizia. Ognuno di noi nel suo piccolo può dare un contributo, anche semplicemente scegliendo di acquistare prodotti (alimentari, cosmetici, vestiario … e chi più ne ha più ne metta) che rispettino e valorizzino i principi della sostenibilità economica e ambientale.
A questo proposito, esiste una Community (di oltre 45.000 persone) che ha deciso di fare qualcosa di concreto per la salvaguardia ed il rispetto per il Pianeta, scegliendo di utilizzare solo energia proveniente da fonti rinnovabili, e che già è allineata con l’obbiettivo di neutralità carbonica, rifornendosi da un’Azienda che finanzia campagne di piantumazione a compensazione della Co2 prodotta dalle proprie attività. Per informazioni: giulia.basteri.job@gmail.com
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