Ogni specie nell’agroecosistema è parte di una rete di relazioni ecologiche connesse da flussi di energia e materia.  Ciascuna può occupare una specifica nicchia ecologica (può essere un produttore primario, un consumatore specialista o generalista, un decompositore) e sostenere molte differenti funzioni nell’agroecosistema stesso e nei processi ambientali, sia direttamente che indirettamente. 

Con il termine “agrobiodiversità” ci riferiamo alla varietà e alla variabilità di animali, piante e microrganismi sulla terra, importanti per la produzione di cibo e per l’agricoltura. E’ frutto dell’interazione tra ambiente, risorse genetiche, sistemi di gestione e pratiche utilizzate ed è essenziale per mantenere la produttività e la sostenibilità dell’agroecosistema svolgendo molteplici funzioni.

FUNZIONI DELL’AGROBIODIVERSITA’ 

 

Decomposizione e riciclo dei nutrienti

I processi di demolizione e decomposizione biologica hanno un importante ruolo ecologico nel ciclo della materia. I composti inorganici presenti nella biosfera vengono utilizzati dalle piante per sintetizzare sostanze nutritive organiche, che passano, attraverso la rete alimentare, nel corpo degli altri organismi viventi.

Quando questi ultimi producono materiale di scarto o muoiono, i composti presenti all’interno del loro corpo vengono ridotti nuovamente a sostanze inorganiche dai processi di decomposizione e fanno ritorno nella biosfera, che viene così mantenuta in uno stato di equilibrio stazionario.

Il ciclo della materia, anche noto come processo di mineralizzazione, è mediato quasi interamente da una comunità di microrganismi la cui composizione è fortemente influenzata dalle piante coltivate, gli alberi, il bestiame, deliberatamente scelti dagli agricoltori.

Le funzioni di decomposizione, quindi, sono strettamente dipendenti dalle pratiche di gestione agricole e particolarmente sensibili all’agricoltura meccanizzata dei paesi sviluppati. A tale proposito, numerosi studi hanno evidenziato una più elevata biomassa, diversità e attività funzionale nei sistemi biologici di produzione. 


Produzione di biomassa e rendimento di produzione

I sistemi agricoli a bassi input (es. biologici) sostengono un tipo di agricoltura riccamente diversificata, che si caratterizza per una maggiore resistenza alle malattie e agli insetti nocivi, un diverso sfruttamento dei micro-habitat e una più elevata efficienza di produzione di biomassa (energia).

La maggiore complessità strutturale di questi sistemi, infatti, consente di incrementare la varietà di collegamenti funzionali e le sinergie tra le differenti componenti della biodiversità agricola, traducendosi in una più elevata efficienza energetica. Nei sistemi produttivi più intensivi e uniformi, invece, riscontriamo una maggiore uniformità e produzione per ora di lavoro, ma una minore produttività in termini di energia.

Conservazione del terreno e dell’acqua

La scelta di impiegare specifiche combinazioni vegetali come frangivento, raccolti di confine e cover crop (colture di copertura deliberatamente inserite dopo o durante la coltivazione principale) si rivela una strategia molto efficace ai fini della conservazione del suolo, dell’acqua e delle sostanze nutritive.

A tale proposito, risulta assolutamente fondamentale riuscire a garantire un certo grado di diversità vegetale. A titolo di esempio, infatti, alcune erbe hanno un sistema radicale fibroso che le rende particolarmente utili per il mantenimento della struttura del terreno, per ridurre i fenomeni di erosione e migliorare la penetrazione dell’acqua; altre, le leguminose, pur non essendo molto efficaci per la penetrazione dell’acqua, contribuiscono all’azoto fissazione nel terreno.

Controllo degli insetti nocivi

L’agrobiodiversità, nella forma di predatori, parassiti, microrganismi, gioca un ruolo chiave nel contenimento delle malattie e degli insetti nocivi in agricoltura. Oltre il 90% dei potenziali insetti che colpiscono i raccolti sono controllati da nemici naturali che vivono nelle aree naturali o seminaturali adiacenti alle fattorie.

Numerose prove documentano una minore abbondanza e dannosità degli insetti nocivi in agroecosistemi dotati di una più elevata diversità vegetale, garantita ad esempio dalle rotazioni colturali, da raccolti interni e di copertura, dall’utilizzo di mix di alberi, piante annuali e perenni. 

In conclusione, la gestione oculata della vegetazione spontanea associata alle colture (basata sulla comprensione dei meccanismi attraverso cui la biodiversità può influenzare le dinamiche degli insetti nocivi e delle malattie) già di per se è in grado di incrementare notevolmente il controllo biologico e la resistenza complessiva alle avversità all’interno dell’agroecosistema.

Impollinazione e dispersione

Circa la metà di tutte le specie vegetali, incluse le specie coinvolte nella produzione di cibo, sono impollinate da animali (api, farfalle, uccelli, pipistrelli e altri ancora).

Le pratiche di gestione agricola hanno determinato una perdita di impollinatori, sia in termini quantitativi che di specie, che si è manifestata in una maggiore vulnerabilità nei confronti di insetti nocivi e dei cambiamenti climatici, con la risultante perdita di diversità genetica.

Gli organismi mobili, come impollinatori e agenti di dispersione dei semi, possono rappresentare fattori critici per il mantenimento della ricchezza di specie, poiché sono in grado di sostenere reti alimentari altrimenti separate.

Conservazione della diversità biologica

In linea generale, più un agroecosistema è strutturalmente e biologicamente complesso, più differenti sono le forme di vita spontanee che possono prosperare.

Controllo del clima

Sebbene agricoltura e atmosfera interagiscano in molti modi, i rapporti tra clima e biodiversità agricola possono essere anche molto complessi.

A livello globale, la disponibilità di risorse climatiche (es. radiazione solare) e le precipitazioni condizionano la distribuzione della vegetazione, degli animali e dei raccolti. Su scala locale, i tipi di paesaggio e di vegetazione contribuiscono a modificare le condizioni climatiche locali (influenzando direttamente i percorsi del vento, la percentuale di evaporazione, l’intercettazione delle precipitazioni); questo a sua volta influisce sullo sviluppo della vegetazione e dei raccolti che creano il proprio microclima.

Da quanto esposto risulta evidente dunque che il mantenimento di un minimo di agrobiodiversità favorisce una certa variabilità climatica.

Regolazione del ciclo dell’acqua

La presenza di una maggiore o minore biodiversità all’interno dell’Agroecosistema può influire sul ciclo dell’acqua, determinando variazioni sulle quantità di precipitazioni intercettate, assorbite, convertite in flussi di vapore (es. evapotraspirazione) o che s’infiltrano nel terreno invece di essere dilavate.

Oltre ad interagire con il ciclo dell’acqua, le componenti animali e vegetali della agrobiodiversità sono in grado di alterarne la qualità svolgendo processi di filtrazione, ritenzione e di escrezione: tutte queste funzioni interessano la composizione e la concentrazione di gas dissolti, soluti e particolati.

In linea generale, una grande diversità di organismi biologici (dai microbi ai macrofiti) porta ad una più elevata qualità dell’acqua per il consumo e l’uso umano.


PERCHE’ E’ IMPORTANTE TUTELARE L’AGROBIODIVERSITA’?

La tutela dell’agrobiodiversità rappresenta una strategia chiave per lo sviluppo di sistemi agroalimentari economicamente ed ecologicamente sostenibili.

E’ fondamentale per rafforzare la sicurezza alimentare, promuovere la salute, infine per contrastare la crisi climatica e ambientale. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, infatti, favorisce la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali, aumentando la resistenza a eventi climatici estremi e a malattie.

UN SISTEMA INTEGRATO PER LA SALVAGUARDIA DELL’AGROBIODIVERSITA’

La crescente consapevolezza dell’importanza che riveste la sua tutela nel contesto dell’agricoltura e delle politiche di sviluppo rurale ha portato, nell’ultimo decennio, alla nascita di un sistema integrato di salvaguardia dell’agrobiodiversità e delle risorse genetiche in agricoltura.

Nello specifico, con l’entrata in vigore della legge 1° dicembre 2015, n. 194, l’Italia si è dotata di un Sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato a proteggere le risorse genetiche locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica.

In quest’ottica cruciale risulta anche la salvaguardia del territorio rurale, in quanto contribuisce a limitare i fenomeni di spopolamento e a preservare il territorio da fenomeni di inquinamento genetico e di perdita del patrimonio genetico.

Il Sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare

E’ costituito da:

  • l’Anagrafe nazionale, istituita presso il Mipaaf. Comprende l’elenco di tutte le risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali di origine vegetale, animale o microbica soggette a rischio di estinzione o di erosione genetica;
  • la Rete nazionale, coordinata dal Mipaaf. Ha il compito di preservare le risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione o di erosione genetica, attraverso la conservazione in situ (nell’ambito di aziende agricole) o ex situ. Ne incentiva la reintroduzione in coltivazione o altre forme di valorizzazione nazionale. È composta da strutture locali, regionali e nazionali per la conservazione del germoplasma ex situ, dagli agricoltori e dagli allevatori custodi;
  • il Portale nazionale, istituito presso il Mipaaf. Rappresenta un sistema di banche di dati interconnesse delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali individuate, caratterizzate e presenti nel territorio nazionale. La diffusione delle informazioni consente di ottimizzare gli interventi di tutela e gestione delle risorse, nonché di monitorare lo stato di conservazione della biodiversità di interesse agricolo ed alimentare in Italia;
  • il Comitato permanente, con il compito di fornire supporto per l’individuazione delle corrette azioni volte alla tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare.

Merito del provvedimento è stato quello di riconoscere l’importanza di salvaguardare la biodiversità di interesse agrario e di assegnare agli agricoltori un ruolo importante nella sua conservazione.

Se da un lato la figura dell’agricoltore e allevatore custode riveste un ruolo cruciale per la tutela e la valorizzazione della biodiversità, dall’altro tuttavia occorre agevolare il passaggio da una strategia di mera conservazione a quella dell’uso a fini commerciali delle risorse genetiche e dei prodotti ottenuti da queste. Solo così facendo è possibile garantire un reddito equo agli agricoltori, rendendo queste attività sostenibili anche economicamente.

A sette anni dalla pubblicazione di questa normativa possiamo evidenziare come la sua applicazione nella realtà abbia conosciuto dei ritardi, in particolare nella definizione di un marchio degli allevatori e agricoltori custodi, nello sviluppo del portale e del sistema informatico di gestione dell’Anagrafe nazionale e della rete nazionale. Ad ogni modo, nonostante le difficoltà, i lavori stanno procedendo.

Il recupero e la tutela dell’Agro-biodiversità rappresentano infatti aspetti imprescindibili al giorno d’oggi; da essi dipende il futuro dell’agricoltura, la possibilità di produrre cibo e quindi la sopravvivenza stessa dell’uomo.

Giulia Basteri
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